Curriculum

Marco Ciccone si è diplomato in Pianoforte con il massimo dei voti e la lode sotto la guida di Gloria Lanni e in Direzione d’orchestra con Daniele Paris. Ha studiato Organo con Giuseppe Agostini e Composizione con Giampaolo Chiti e Roman Vlad diplomandosi con Teresa Procaccini. Ha inoltre conseguito il diploma accademico in Discipline musicali con il massimo dei voti e la lode. Ha seguito corsi tenuti da Massimiliano Damerini e nel 1987 ha vinto il concorso “Béla Bartók” dedicato alla musica del XX secolo. Il suo repertorio spazia dal Barocco alla musica dei nostri giorni. Ha eseguito molte composizioni di autori contemporanei, alcune in prima esecuzione registrate per la RAI e successivamente trasmesse sul primo canale radiofonico. Nel 2009 ha inciso l’integrale delle opere pianistiche del compositore francese Patrice Fouillaud.
E’ stato docente presso l’Arts Academy di Roma e l’Accademia Musicale Pescarese insegnando Pianoforte, Cultura musicale generale, Composizione. Dal 1984 è docente di Lettura della partitura in conservatorio.

All’attività concertistica affianca quelle di compositore e arrangiatore. La sua orchestrazione della Sonata op.19 di Creston – da lui diretta in prima esecuzione – è stata eseguita in Italia, Turchia e U.S.A. ed è stata scelta per il concerto finale del 55° Annual Young Artists Competition (Quincy, Illinois – U.S.A.). Suoi lavori sono stati trasmessi dalla Slovenian National Television.

Dicono di me

Polska Muza – 16 Giugno 2011
Chopin, polacco-italiano – di Maria Karwat

[…] va sottolineata la mole di lavoro di cui si è fatto carico il pianista Marco Ciccone. I brani in programma erano molto difficili sia sul piano tecnico sia su quello interpretativo ma l’artista romano li ha eseguiti senza problemi… il concerto era degno di attenzione sia per il programma interessante sia per l’ottimo pianista […]

L’eco di Bergamo – 13 Marzo 2010
Il pianoforte trova casa agli Incontri europei – di Bernardino Zappa

Nel corso di quasi trenta edizioni gli “Incontri europei con la musica” non hanno dato molto spazio al recital per pianoforte. Un po’ per le caratteristiche stesse della manifestazione, per lo più attenta ad esplorare strade poco frequentate se non inedite, nel passato e nel presente, un po’ perché il genere gode in città di ampia frequentazione, anche ad alti livelli. Ma il concerto di Marco Ciccone, decisamente inconsueto, aveva le prerogative per trovare spazio anche nella manifestazione ospitata in Sala Piatti. Da un lato il pianista ha tradizionalmente impostato il suo concerto con una serie di autori storici, partendo dall’autorevolissima firma di Brahms, dall’altro ha proposto brani del XXI secolo, uno addirittura in prima esecuzione.
In effetti la scelta di partire dal Brahms delle op. 118, 117 e 76 era un indizio: non solo una predilezione, come ci pare sia stato per buona parte degli autori, ma anche la predilezione per una scrittura che nel pianoforte cerca risorse nuove di linguaggio, quasi un deterrente alle crisi che hanno condizionato il Novecento storico […] […] Molto a suo agio Ciccone ha dimostrato di trovarsi nella “oggettività” fredda e struggente, quasi una tenerezza raggelata, della Sonata n. 2 di Hindemith, trovando leggerezze e spigolosità assai precise […] […] Ancora Ciccone – che ha eseguito l’intero programma a memoria, fatto non da poco per questo tipo di repertorio – ha dimostrato piena sintonia con le morbide ipnosi di Messiaen (le baiser de l’Enfant-Jésus), nel fluttuare di soluzioni sonore variate e reiterate […]Il pubblico, abbastanza numeroso, ha dimostrato di gradire […]

Abruzzo oggi – 10 Aprile 2008
Ciccone: quando la musica è vera arte – di Chiara Coppa Zuccari

Il pianoforte di Ciccone ha traghettato gli ascoltatori, verso diversi lidi interpretativi.
E’ approdato nei territori intimistici settecenteschi con Bach e Mozart, ha attraversato il tormento e le contraddizioni brahmsiane, facendo conoscere i flutti contrastanti di modernità e classicismo, intenso fragore e frasi essenziali, mettendo in luce diversità e complessità contenute nel linguaggio compositivo. Ciccone come interprete ha sempre indagato e cercato di spiegare o di fare ipotesi sulle ragioni della composizione. Così ha fatto anche in questa occasione offrendo al pubblico pescarese un saggio di un compositore conterraneo, Fulvio Delli Pizzi, che oggi insegna al Conservatorio Verdi di Milano. Di questo autore sono stati eseguiti tre diversissimi brani tratti da un’opera intitolata Carrées magiques pour les enfants. Ciccone ha parlato dei rapporti numerici contenuti tra i titoli dei singoli brani e le serie di note usate per la composizione. Nell’esecuzione è riuscito quindi a restituire una gamma timbrica e sonora molto ampia in cui sono entrati in gioco anche uno sperimentalismo non fine a sé stesso ma perfettamente giustificato godibile, comprensibile. Suoni armonici, pedali di risonanza, la cordiera del pianoforte usata a volte come un’arpa o come un liuto, ritmi sfasati e spesso racchiusi in un magma sonoro roboante ed espressivo.
Con Bartók, lo abbiamo ascoltato in un’esecuzione molto convincente e di grande consapevolezza interpretativa davvero emozionante.
Il tocco modernissimo di Marco Ciccone rappresenta davvero un punto di vista originale e contemporaneo anche nelle sempre nuove interpretazioni di repertori classici.

Spettacolando – 10 Gennaio 2007
Un abruzzese a Londra

Applauditissimo concerto dedicato alle musiche di Francesco Paolo Tosti a Londra Mercoledì 10 Gennaio presso l’Istituto Italiano di Cultura […] Nella prestigiosa sede di Belgrave Square, dove hanno sede gli istituti di cultura di quasi tutte le nazioni d’Europa, il soprano Alba Riccioni e il pianista Marco Ciccone, entrambi docenti al Conservatorio “Luisa D’Annunzio” di Pescara, si sono esibiti davanti a un pubblico qualificato composto da giornalisti, operatori del turismo, opinion leader, imprenditori italiani che vivono nella capitale britannica […] il concerto è stato particolarmente apprezzato dal pubblico inglese, notoriamente appassionato di lirica e particolarmente di arie di fine Ottocento […]

Il Centro – 27 Aprile 1990
Musa dei giovani; trionfo a Pescara – di Walter Tortoreto

[…] L’ottimo soprano Antonella Muscente ha dato una voce di grazia seducente ai difficilissimi Lieder sostenuta dal pianoforte penetrante di Marco Ciccone […]

Corriere della sera – 21 Settembre 1988
Nella Basilica di San Marco, musica  sacra – di L. Bell.

[…] All’inizio della seconda parte della serata il pianista Marco Ciccone ha suonato gli episodi XV e XIX dei Vingt Regards sur l’Enfant-Jésus di Messiaen, facendo ben rifulgere i momenti di estasi contemplativa ed i rapporti timbrici […]

L’Unità – 18 Febbraio 1988
Una festa a Virgilio Mortari – di Erasmo Valente

[…] “Due canti d’amore” (1983) – emblematici di un legame di Mortari con tutta la tradizione culturale italiana – luminosamente sono rimbalzati tra il pianoforte di Marco Ciccone e il canto di Elvira Mirabelli […]

L’Unità – 9 Gennaio 1988
Il pianoforte vola con Bartók – di Erasmo Valente

Piace Marco Ciccone, pianista nuovo (ma nella sua complessa essenza musicale abitano anche il compositore e il direttore d’orchestra), vincitore del premio Concorso nazionale “Bela Bartók” promosso dall’Associazione romana intitolata al compositore ungherese. La sala Baldini (nei suoi annali ha un posto di rilievo l’apertura al “Bartók”) ha solennizzato la vittoria, acclamando il pianista alla fine di un programma prezioso per la scelta dei brani, la novità e la qualità delle interpretazioni.
Con Marco Ciccone la musica – come con Arturo Benedetti Michelangeli che la Tv ci passa in questi giorni – costeggia l’infinito, e cioè le rive di un nuovo continente musicale, che l’interprete cerca di farci conoscere. Tutto è al di là delle convenzioni.
Quando il pianista ha avviato un Preludio e fuga di Bach (in Mi maggiore), liberandolo dalla tradizione “didattica”, si è registrato in sala, con la sorpresa, persino un certo disagio. Come se le strade che tutti si aspettavano di ripercorrere portassero chissà dove. Il pianista dava vita ad un Bach inedito, incantato; un Bach finalmente sottratto alla “ignominia”  di una “fissazione” fonica, riduttiva di tutto un mondo interiore, che Marco Ciccone, invece, spalancava anche al canto. Ha poi dato al Brahms delle Variazioni su un tema di Haendel – anch’esse sottratte ad ogni sospetto “accademismo” – il lussureggiante splendore di una favolosa fioritura fonica. Un grande Brahms, nel quale il Ciccone ha individuato tutti i fermenti nuovi, carichi di conseguenze fin nella scuola russa.
Sospesi in una intensa magia sonora erano poi le Variazioni op.27 di Webern e i Sei piccoli pezzi op.19 di Schoenberg, mentre sprizzanti da una fontana alimentata da Ravel sono apparse le note del brano “De la nuit” di Sciarrino. Un Bartók essenziale e folgorante (brani dal Mikrokosmos; il Ciccone viene dalla luminosa scuola di Gloria Lanni) ha suggellato il successo di un pianista così profondamente calato in una personale visione del mondo musicale, trasparente anche dal sesto Studio dell’op.10 di Chopin, concesso come assorto e “misterioso” bis. Augurale inizio d’anno nuovo, con un suono così diverso, così meditato, così non inquinato.

Agenda Città – 3 Gennaio 1988
La musica a tutto campo nei “Concerti di Capodanno”

[…] E’ stata poi la volta del concerto pianistico di Marco Ciccone, giovane pescarese dalla carriera già costellata di importanti riconoscimenti, e vincitore del premio nazionale “Bela Bartók” 1987. La sua perizia tecnica ed interpretativa ha dato rilievo ai lucidi sviluppi tematici delle Variazioni su un tema di Haendel di Brahms e ai brani tratti dal Mikrokosmos di Bela Bartók. Durante il concerto è stato eseguito in prima assoluta un brano del giovane compositore salentino Biagio Putignano, interessante per il tentativo di ritornare a guardare, dagli approdi delle avanguardie musicali del nostro secolo, alla tradizione dei classici.

Psicoanalisi Contro – 10 Dicembre 1987
(Dove) andrai farfallone amoroso… – di Sandro Gindro e Renzo Rossi

[…] Il giovane pianista Marco Ciccone è sempre stato all’altezza del suo compito, sciolto, equilibrato e robusto; c’è parso capace di cogliere bene il senso della musica d’oggi.

Il Centro – 17 Luglio 1987
Festa di pianoforti da tutta Italia a Casoli – di Walter Tortoreto

Il concerto finale del corso di perfezionamento tenuto da Massimiliano Damerini ha messo in luce le qualità non comuni di un giovane pescarese, Marco Ciccone, diplomato in pianoforte, composizione e direzione d’orchestra. Ciccone ha eseguito in modo inappuntabile l’opera 19 di Schönberg, sei brevi pezzi che l’autore definisce “piccoli” per la loro riduzione all’essenziale, una scarnificazione che confina con l’astratto. Il giovane astista pescarese mette a servizio totale dell’idea musicale i timbri, la dinamica, il fraseggio, la struttura di ogni composizione e il risultato delle sue operazioni  è sempre molto interessante […]

Aprile 1987
Un ottimo “concerto cocktail” – di Paolo Di Vincenzo

[…] Di Marco Ciccone, che elegantemente e quasi in punta di…dita ha accompagnato al pianoforte, si può solo dire che sarebbe opportuno, ormai, ascoltarlo anche come solista […]

Agosto 1985
Spoltore ensemble ’85 – di Alessio Di Benedetto

[…] Il pianista Marco Ciccone ha suonato meravigliosamente, penetrando nei più intimi significati delle diverse sonorità e creando una perfetta osmosi con la cantante […]

L’Unità – Giugno 1983
Invasa l’Ungheria da “mostri” italiani – di Erasmo Valente

[…] Marco Ciccone… ha sospinto l’aspra Suite op.14 di Bartók in una risonanza grandiosa ed intensa, aggressiva e dolente, captata con intuito e bravura eccezionali […]